Catania, 10 febbraio – La festa di Sant’Agata è la terza festa religiosa più importante al mondo. Finita la festa , si tirano le somme. Oltre la cera, i rifiuti, le transenne, bisogna fare i conti con una serie di elucubrazioni che hanno nel cambiamento e nel ridimensionamento della festa i loro obiettivi.
“Quest’anno non ha fatto eccezione – dichiara CasaPound Sicilia in un comunicato – il post-festa è stato caratterizzato da due note assai critiche , una a firma del viceparroco di San Pietro e Paolo nonché fondatore di Cittàinsieme, Salvatore Resca, e l’altra a firma del presidente di Riscossione Sicilia , l’avvocato Antonio Fiumefreddo. Il primo evidenzia le storture, e l’assenza quasi totale del significato cristiano della festa, critica assai condivisa.
Il secondo evidenzia il degrado, l’assenza dello stato e della legalità che ammanta la festa, considerazioni altrettanto condivise”.
“Ma ciò che non condividiamo – sottolinea CasaPound – è che non può condensarsi solo sui giorni della festa di Sant’Agata la coscienza critica, non può ridestarsi solo tre giorni l’anno e poi ritornare nell’inerzia del dovere istituzionale , dell’opportunismo amicale.
Catania è un sul tutto l’anno, il suo abusivismo è normalizzato e non è solo l’abusivismo dei tre giorni l’anno con barbecue e carne di cavallo. È, soprattutto, sotto i portici di Corso Sicilia che si materia la costanza dell’abusivismo , dove l’esposizione di scarpe, borse e abiti contraffatti è opera e pertinenza di extracomunitari che hanno reso la zona una vera e propria casbah, e dove è diventato impossibile fare rispettare le regole senza incorrere nella ira banale e stucchevole dei buonisti. Catania non ha nulla di cristiano se un assessore, ormai ex, per una ripicca “ politica” pare che abbia fatto fallire una azienda , la Simei, e licenziare oltre 70 padri di famiglia, al confronto di ciò i riti pagani o esageratamente religiosi e non cristiani sono acqua benedetta caduta dal cielo. Catania è palesemente maleducata perché la politica non si è mai preoccupata di formare ed educare il cittadino, ma si è impegnata a formare e diseducare l’elettore , addestrando , persino, un esercito di procacciatori di voti che hanno fatto della responsabilità civica la barzelletta da raccontare agli amici al bar”.
“Catania – conclude il movimento – da molti anni vive un declino preoccupante, che si esprime nella crisi economica , sociale, morale e soprattutto politica . Bisogna lavorare tutto l’anno a cambiare non la festa ma la città“.